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È stata un’emozione molto grande, non posso dire diversamente. Quando sono arrivato a Catanzaro il primo giorno di riprese ero emozionatissimo e subito ho capito che le location della mia città mi avrebbero sicuramente aiutato a far sì che io potessi interpretare al meglio il ruolo di Ludovico, perché Ludovico ritorna proprio in Calabria nella sua terra natale, non è citata nella sceneggiatura la città, ma non ha importanza. In qualsiasi altra città calabrese sarebbe stato più o meno uguale, ma i produttori e il regista hanno deciso per Catanzaro perché sapevano che io ero nato e vissuto per un po’ di tempo lì. Mi hanno detto che probabilmente la città mi avrebbe aiutato di più ad impersonare Ludovico, avendola vissuta, essendoci nato, e così è stato. Nei miei vicoli dove in genere mi dilettavo a passeggiare perché mi piaceva sentire gli odori, i profumi del cibo, dei pranzi che si preparavano, tipicamente catanzaresi – io sono un ghiottone, poi mia madre era una straordinaria cuoca e quando tornavo a casa sentivo l’odorino della pasta da fuori – ho ritrovato gli stessi odori. Che dire delle case che ci sono nei vicoli che hanno queste mura di cinta da dove vengono fuori alberi bellissimi; dell’odore del ciclamino in primavera, del gelsomino. Tutto ciò ha rievocato emozioni e sensazioni che mi hanno fatto proporre più vero possibile.
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Allora, io Ludovico lo conoscevo nel senso che l’avevo appunto già interpretato in teatro, ma era sicuramente una storia più soft, era sicuramente una storia giocata solo ed esclusivamente sui sentimenti. Un giorno, eravamo per caso su una spiaggia di Ischia e la mia amica Anna Vinci, bravissima autrice e scrittrice, mi aveva chiesto della mia giovinezza, di come io avevo vissuto in città a Catanzaro e delle mie emozioni di quando ero ragazzo. Trovò il mio racconto molto interessante e mi incitò a portare la mia storia in teatro e io accettai. Anna scrisse un testo molto dolce, molto tenero. La pièce teatrale è infatti molto più contenuta di quanto non lo sia il film. Poi, da opera teatrale è diventata opera cinematografica e ovviamente il regista Moni Ovadia, la sua assistente sceneggiatrice, hanno rimesso mano per rimpolpare, arricchire con un po’ di fantasia, di creatività rimanendo comunque fedeli. Si sono interrogati sui motivi per cui Ludovico è andato via dalla sua terra. Forse per cercare qualcosa? Per andare a morire? Per andare a cercare qualcosa che non aveva trovato durante la sua fanciullezza? Non si sa, questo non lo dico perché spero che poi, durante la proiezione del film, il pubblico mi piacerebbe che lo intuisca da solo.
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Donatella è un’attrice straordinaria, bravissima, abbiamo trovato un bellissimo feeling; ci siamo incontrati veramente molto bene, ci siamo aiutati anche a vicenda perché io comunque avevo in parte vissuto l’esperienza da un punto di vista personale, lei no, quindi le ho raccontato di quanto fosse per me importante interpretare questo ruolo per i motivi che appunto ho accennato prima. Donatella è entrata proprio nel gioco, nei meccanismi di una famiglia dove poi piano piano per quanto ci sia grande affetto e stima poi scattano le rivalse, scattano le recriminazioni, scattano i ricordi del passato. Ecco, lei è entrata perfettamente in questo gioco, perché io le raccontavo di alcune cose magari non avvenute con mia sorella, ma avvenute con altre persone, cose che accadevano anche in altre famiglie e lei è entrata perfettamente in questo gioco. Mi sono trovato benissimo tant’è che mi piacerebbe ripetere un’altra esperienza cinematografica o anche teatrale con Donatello Finocchiaro.
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Con Moni mi sono trovato molto bene, avevo già lavorato con lui in uno spettacolo dal titolo "Nota stonata". Lo conoscevo come artista, regista dei suoi spettacoli ma non sapevo assolutamente come lui fosse da un punto di vista sia professionale e sia umano. Ho trovato un uomo straordinario, è un uomo di grande umanità, è un uomo che rispetta l’attore perché prima di tutto è lui stesso attore, quindi rispetta l’attore tantissimo, sia in teatro, sia in cinema sul set. Non ha mai imposto nulla, dava delle direttive, condivideva i suoi pensieri con gli attori su come pensava di girare una scena e chiedeva il parere degli attori. Si faceva una prova prima della ripresa dopodiché iniziavamo a girare e se si andava bene, urrà a tutti quanti, buona la prima! Ha sempre rispettato gli attori e ha voluto sempre il consenso degli attori prima di girare una scena. Sul set si è creata una bellissima energia, c’era anche un grande afflato, eravamo tutti d’accordo. Non ho mai sentito una discussione; mai ho sentito alzare la voce, cosa che invece accade spessissimo sui set. C'erano molte volte anche gli applausi del cast tecnico: noi a loro, loro a noi! Un bellissimo cast sia artistico che tecnico e si è andati d’accordo dal primo giorno fino all’ultimo.
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La casa. La casa in cui abbiamo girato ricordava molto la mia casa di famiglia. Arrivato a casa, ho esitato nel bussare perché ho fatto un grande sforzo a fare questo passo dopo 40 anni. Entro nel salone grande e subito mi sono affiorati i ricordi di quando giocavo da bambino in quel salone immenso dove c’erano tanti oggetti, quasi con la stessa polvere di un tempo. Tanti di quegli oggetti mi ricordarono il nonno, la nonna, le persone care che avevano regalato delle cose, oggetti anche molto antichi. Ecco, quello mi ha emozionato tantissimo. Si era creata un’atmosfera incredibile, perché mi ricordava proprio quando da fanciullo io giravo in queste stanze grandi, della mia casa, quella di famiglia, questa è una location, ma la ricordava molto. Era molto grande, quindi aveva queste grandi stanze, queste case tipiche antiche del sud, con una stanza dentro l'altra. Io amavo tanto in queste stanze grandi, affacciarmi dalla finestra, guardare la gente. La location, come la mia casa, era in centro, ecco quindi è stato un momento di grande emozione.
๐ƒ๐š๐ฅ๐ฅ๐š ๐ฅ๐š๐ฎ๐ซ๐ž๐š ๐ข๐ง ๐‹๐ข๐ง๐ ๐ฎ๐ž ๐ž ๐‹๐ž๐ญ๐ญ๐ž๐ซ๐š๐ญ๐ฎ๐ซ๐ž ๐ฌ๐ญ๐ซ๐š๐ง๐ข๐ž๐ซ๐ž ๐š๐ฅ ๐ฆ๐จ๐ง๐๐จ ๐๐ž๐ฅ ๐“๐ž๐š๐ญ๐ซ๐จ. ๐๐ฎ๐š๐ง๐๐จ ๐ก๐š ๐ฌ๐œ๐จ๐ฉ๐ž๐ซ๐ญ๐จ ๐œ๐ก๐ž ๐ฅ๐š ๐ซ๐ž๐œ๐ข๐ญ๐š๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž ๐š๐ฏ๐ซ๐ž๐›๐›๐ž ๐Ÿ๐š๐ญ๐ญ๐จ ๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐ฌ๐ฎ๐š ๐ฏ๐ข๐ญ๐š?
Da giovanissimo. Guardavo film e leggevo di teatro già in giovanissima età. Ho iniziato a fare teatro proprio a Catanzaro, con una compagnia locale con cui ci si divertiva, in maniera ovviamente amatoriale. Conclusa la scuola, mi sono iscritto all’Università – il patto fra me e mio padre era quello di dovermi laureare, se io avessi voluto poi intraprendere la carriera dell’attore e fare anche l’attore. Dovevo impegnarmi anche nello studio oltre che coltivare l’amore per il teatro e dimostrare davvero di voler fare questo nella vita, altrimenti il mio papà non mi avrebbe mantenuto economicamente. Ricordo che proprio da piccolino obbligavo i miei cuginetti a fare degli spettacolini, gli affidavo i ruoli. Erano i miei giochi preferiti. Ricordo una stanzetta dei giochi, dove c’erano dei grandi bauli dove mia madre teneva il corredo di mia sorella. E quei bauli diventavano palcoscenico.
๐ƒ๐š ๐š๐ญ๐ญ๐จ๐ซ๐ž ๐๐ข ๐“๐ž๐š๐ญ๐ซ๐จ ๐š๐ ๐š๐ญ๐ญ๐จ๐ซ๐ž ๐๐ข C๐ข๐ง๐ž๐ฆ๐š. ๐๐ฎ๐š๐ฅ๐ข ๐ฅ๐ž ๐๐ข๐Ÿ๐Ÿ๐ž๐ซ๐ž๐ง๐ณ๐ž?
Le differenze sono tante. A teatro si interpretano tutti i fatti rispettando i tempi e i ritmi delle battute. Il manoscritto teatrale è come un testo musicale. Quindi oltre i tempi e i ritmi da rispettare ci sono i timbri, timbrare molto la voce perché puoi capitare in un teatro molto grande e senza i microfoni! Per cui i timbri sono importantissimi come sono anche importanti i toni. Le tonalità in teatro sono molto cangianti. Nel cinema più naturale sei meglio è. Nel cinema non hai bisogno di rispettare in maniera, come dire, molto ristretta, la battuta. Ecco, quindi la battuta è molto più facilitata da questo punto di vista. Nel cinema ho imparato che è molto più importante la faccia, il viso, le espressioni, gli occhi, in una parola la mimica. E anche il gesto, anche il corpo. Ne La terra senza, per esempio, il regista ha voluto che sul mio viso si vedesse la stanchezza, che io fossi schiacciato dal peso dei ricordi, del dolore. Qualcuno scrisse, mi sembri un Ercole curvo! Perché curvo dal peso di tutto quello che probabilmente avevo ricordato e riportato alla mia memoria della mia giovinezza.
๐ˆ๐ฅ ๐ฌ๐ฎ๐จ ๐๐ž๐›๐ฎ๐ญ๐ญ๐จ ๐ง๐ž๐ฅ ๐ฆ๐จ๐ง๐๐จ ๐œ๐ข๐ง๐ž๐ฆ๐š๐ญ๐จ๐ ๐ซ๐š๐Ÿ๐ข๐œ๐จ
Il mio debutto nel mondo cinematografico lo devo a Mario Foglietti, ex sovrintendente del Teatro Politeama di Catanzaro. A venticinque, ventisei anni, già facevo teatro più o meno professionale, mi scritturò per un ruolo piccolissimo, per uno sceneggiato televisivo, all’epoca si chiamavano così. Ecco, da lì capii che anche la macchina da presa poteva interessarmi, che non era soltanto il teatro la mia passione. E quindi ho iniziato con "L’enigma delle due sorelle", con la bravissima e straordinaria Delia Boccardo, che era la protagonista. E da allora cominciai a prendere gusto. Conobbi poi Nelo Risi, fratello di Dino Risi, grandissimo intellettuale, poeta, e anche grande regista di cinema con il quale diventammo amici. Mi diceva che possedevo proprio una faccia da cinema! Cominciai a pensarci e a propormi anche per il cinema.
๐…๐ซ๐š ๐ข ๐ฏ๐š๐ซ๐ข ๐ซ๐ž๐ ๐ข๐ฌ๐ญ๐ข ๐ข๐ฆ๐ฉ๐จ๐ซ๐ญ๐š๐ง๐ญ๐ข ๐œ๐จ๐ง ๐œ๐ฎ๐ข ๐ก๐š ๐œ๐จ๐ฅ๐ฅ๐š๐›๐จ๐ซ๐š๐ญ๐จ ๐œ๐จ๐ง ๐œ๐ก๐ข ๐ก๐š ๐š๐ฏ๐ฎ๐ญ๐จ ๐ฆ๐š๐ ๐ ๐ข๐จ๐ซ๐ž ๐š๐Ÿ๐Ÿ๐ข๐ง๐ข๐ญà?
Io cerco di creare subito un rapporto umano prima di creare il rapporto professionale e artistico. Quindi non ho proprio una specificità da poter dire un nome, però ce ne sono stati tanti. Io ricordo, per esempio, di quanto mi sono trovato bene a lavorare con i fratelli Vanzina in un film insieme a Carol Alt, abbiamo istaurato subito una grande energia. È difficile che io litighi o che abbia dei rapporti non belli sia sul set che in teatro. È molto difficile.
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Da un punto di vista teatrale continueremo a replicare lo spettacolo "Nota Stonata". Sta avendo un grandissimo successo, un riscontro dal punto di vista pubblico e critica straordinario. Siamo arrivati ad avere quattro minuti e mezzo di applausi in tantissimi teatri. L’ultimo al Teatro Massimo di Siracusa, dove abbiamo fatto otto sipari perché non ci lasciavano andare con standing ovation, con gente in piedi. Riprenderemo quindi ad ottobre prossimo, una prima tranche di repliche la faremo prima di Natale e una seconda tranche dopo Natale, ovviamente nelle città dove non siamo stati. E per il cinema, invece, sto lavorando ad un altro progetto dove sempre ci sarà la Calabria come sfondo. Abbiamo scritto il soggetto con Franco Porcarelli, ex direttore di Rai International, che ha creato una giovanissima società da amante del cinema, e adesso scriveremo la sceneggiatura e speriamo vada in porto questa nuova avventura in Calabria!
 
"La terra senza" il film di Moni Ovadia, sarà proiettato in anteprima nazionale al Cinema Teatro Comunale di Catanzaro, Mercoledì 27 Marzo alle ore 19:30
Giovanna Fregola per Area Teatro - Catanzaro Centro