Le parole di Mark Twain possono essere prese a prestito per “spiegare” “Bollicine”, il nuovo spettacolo di Max Giusti, andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro nella prima delle due anteprime calabresi. «Sarà come una bottiglia che si stappa ed escono fuori delle cose non dette». Una promessa mantenuta. Un modo diretto di mostrarsi come il Marchese del Grillo, personaggio interpretato negli ultimi anni.
Esilarante sin dalla sua apparizione sul palcoscenico, Max Giusti ha raccontato molte verità scegliendo di non essere politicamente corretto, ma con la simpatia che lo contraddistingue da sempre. Frizzante come solo il miglior spumante italiano sa essere, con “Bollicine” ha messo in luce fatti che ci vedono protagonisti quotidianamente. Un atteggiamento mai offensivo e un'energia avvincente sono stati i tratti di uno spettacolo in cui la scanzonata allegria dell’attore romano ha prevalso, facendo riflettere e sorridere.
La realtà è stata narrata senza fronzoli. Max Giusti si è preso gioco di tutto ciò che ha raccontato, ma è riuscito a graffiare lasciando segni profondi. La sua è stata, comunque, una festa nella quale ha coinvolto gli spettatori. Ha familiarizzato con alcuni di loro, rendendoli protagonisti per pochi minuti.
Con grande padronanza del palcoscenico ha cantato e mostrato la sua abilità nell’imitare. In possesso di una grande tranquillità interiore, le sue riflessioni personali che ha aggiunto alla sua “sinfonia” di racconti non hanno offuscato la sua vis comica. E’ stato un Max Giusti diverso da quello conosciuto con i suoi spettacoli televisivi. I quattro anni impiegati per la scrittura di “Bollicine” sono stati utili per fargli maturare un testo mai scontato.
Sono stati i momenti toccati con grande attenzione, alcuni di questi con temi di grande attualità. E’ stato il caso del bodyshaming, affrontato con leggerezza attraverso una sua esperienza personale. Il suo fidanzamento non andato a buon fine per la sua fisicità, è stata descritta con particolare efficacia. La sua tristezza per non aver ottenuto quanto sperato lo ha fatto rinchiudere in sé stesso e nella sua camera dove ha ascoltato ripetutamente “Strada facendo” di Claudio Baglioni, cantata insieme al pubblico. Ha parlato del patriarcato, che ha trovato impreparati gli uomini; del disagio degli stessi che non hanno abilità culinarie. Ha imitato Carlo Cracco durante una sua conversazione con un concorrente di Masterchef. Immancabili le risate e gli applausi.
Non poteva evitare di affrontare l’argomento social. Non rinnegando l'attuale importanza, ironizza anche sul loro utilizzo e sulla loro qualità: «Se andate su Facebook, troverete tutti quei gruppi che guardano al passato. Ma pensate al futuro!». «Chi di voi compra un giornale?». L’insolita domanda ha introdotto l’argomento dell’insufficienza d’informazione, del fatto che non si va oltre alla notizia dell’home page, che spesso richiede l’abbonamento, essendo i siti a pagamento. Ha letto i titoli di alcune notizie, che risultano essere incomplete e che, pertanto, lasciano alcuni dubbi sul resto. «Non sapremo mai come finiranno le cose veramente, perché subito appare la scritta “Per continuare a leggere abbonati al nostro sito».
Incredibilmente spassosa la parodia dei trapper e dei contenuti delle loro canzoni. «Noi siamo cresciuti con cantautori che parlavano solo d’amore, questi giovani scrivono di sofferenze avute nel loro breve vissuto. Ma com’è possibile?». Ha ironizzato sui testi delle canzoni. «Avete mai sentito una canzone scritta da Baglioni che racconta quanto ha guadagnato con la sua “Questo piccolo grande amore”? I trapper, al contrario, sbandierano che ce l’hanno fatta dal nulla». La sua imitazione di cantante trap fa venire giù il teatro. Ancora applausi scroscianti.
Sul palcoscenico con lui una band che lo ha supportato nelle sue “avventure” musicali, mostrando anche un'ottima attitudine con il canto. Fabio Di Cocco, alle tastiere, Pino Soffredini, alla chitarra, Fabrizio Fasella, al basso, e Daniele Natrella, alla batteria, hanno sottolineato con i loro interventi, talvolta brevi. «Basta, basta. Mica siamo qui per farli divertire», ha ripetuto più volte scherzando.
Ma a divertirsi è stato anche lui. «Stasera mi sto proprio divertendo», ha detto a più riprese, dimostrando una evidente connessione con il suo pubblico. La gioia di condividere pensieri e riflessioni hanno mostrato un artista vicino alla sua gente senza risparmiarsi in nessun momento dello spettacolo. Una rara umiltà che alla fine lo ha portato a rivolgere una richiesta. «Ai nostri tempi assistevamo alla trasgressione di artisti come Renato Zero, da qualche anno i nostri ragazzi hanno Achille Lauro. Ma oggi la vera trasgressione è la gentilezza». Inevitabile l'ovazione.
Nell’immancabile bis ha ulteriormente esaltato le sue doti di cantante. Citando il docufilm “We are the world: La notte che ha cambiato il pop”, Max Giusti ha cercato di immaginare come sarebbe stata quella notte se i cantanti fossero stati italiani.
Con le imitazioni di Vasco Rossi, Pierangelo Bertoli, Luca Carboni, Francesco Guccini e Cristiano Malgioglio il divertimento finale ha lasciato lo spazio a una standing ovation che lo sorprende: «Addirittura!», esclama.
Pubblicato da Lorena Calabria  
AMA Calabria, Max Giusti conquista Catanzaro con le sue “Bollicine”
«L’uomo ha un’arma davvero efficace, e questa è la risata». Le parole di Mark Twain possono essere prese a prestito per “spiegare” “Bollicine”, il nuovo spettacolo di Max Giusti, andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro nella prima delle due anteprime calabresi. «Sarà come una bottiglia che si stappa ed escono fuori delle cose non dette». Una promessa mantenuta. Un modo diretto di mostrarsi come il Marchese del Grillo, personaggio interpretato negli ultimi anni.
Esilarante sin dalla sua apparizione sul palcoscenico, Max Giusti ha raccontato molte verità scegliendo di non essere politicamente corretto, ma con la simpatia che lo contraddistingue da sempre. Frizzante come solo il miglior spumante italiano sa essere, con “Bollicine” ha messo in luce fatti che ci vedono protagonisti quotidianamente. Un atteggiamento mai offensivo e un'energia avvincente sono stati i tratti di uno spettacolo in cui la scanzonata allegria dell’attore romano ha prevalso, facendo riflettere e sorridere.
La realtà è stata narrata senza fronzoli. Max Giusti si è preso gioco di tutto ciò che ha raccontato, ma è riuscito a graffiare lasciando segni profondi. La sua è stata, comunque, una festa nella quale ha coinvolto gli spettatori. Ha familiarizzato con alcuni di loro, rendendoli protagonisti per pochi minuti.
Con grande padronanza del palcoscenico ha cantato e mostrato la sua abilità nell’imitare. In possesso di una grande tranquillità interiore, le sue riflessioni personali che ha aggiunto alla sua “sinfonia” di racconti non hanno offuscato la sua vis comica. E’ stato un Max Giusti diverso da quello conosciuto con i suoi spettacoli televisivi. I quattro anni impiegati per la scrittura di “Bollicine” sono stati utili per fargli maturare un testo mai scontato.
Sono stati i momenti toccati con grande attenzione, alcuni di questi con temi di grande attualità. E’ stato il caso del bodyshaming, affrontato con leggerezza attraverso una sua esperienza personale. Il suo fidanzamento non andato a buon fine per la sua fisicità, è stata descritta con particolare efficacia. La sua tristezza per non aver ottenuto quanto sperato lo ha fatto rinchiudere in sé stesso e nella sua camera dove ha ascoltato ripetutamente “Strada facendo” di Claudio Baglioni, cantata insieme al pubblico. Ha parlato del patriarcato, che ha trovato impreparati gli uomini; del disagio degli stessi che non hanno abilità culinarie. Ha imitato Carlo Cracco durante una sua conversazione con un concorrente di Masterchef. Immancabili le risate e gli applausi.
Non poteva evitare di affrontare l’argomento social. Non rinnegando l'attuale importanza, ironizza anche sul loro utilizzo e sulla loro qualità: «Se andate su Facebook, troverete tutti quei gruppi che guardano al passato. Ma pensate al futuro!». «Chi di voi compra un giornale?». L’insolita domanda ha introdotto l’argomento dell’insufficienza d’informazione, del fatto che non si va oltre alla notizia dell’home page, che spesso richiede l’abbonamento, essendo i siti a pagamento. Ha letto i titoli di alcune notizie, che risultano essere incomplete e che, pertanto, lasciano alcuni dubbi sul resto. «Non sapremo mai come finiranno le cose veramente, perché subito appare la scritta “Per continuare a leggere abbonati al nostro sito».
Incredibilmente spassosa la parodia dei trapper e dei contenuti delle loro canzoni. «Noi siamo cresciuti con cantautori che parlavano solo d’amore, questi giovani scrivono di sofferenze avute nel loro breve vissuto. Ma com’è possibile?». Ha ironizzato sui testi delle canzoni. «Avete mai sentito una canzone scritta da Baglioni che racconta quanto ha guadagnato con la sua “Questo piccolo grande amore”? I trapper, al contrario, sbandierano che ce l’hanno fatta dal nulla». La sua imitazione di cantante trap fa venire giù il teatro. Ancora applausi scroscianti.
Sul palcoscenico con lui una band che lo ha supportato nelle sue “avventure” musicali, mostrando anche un'ottima attitudine con il canto. Fabio Di Cocco, alle tastiere, Pino Soffredini, alla chitarra, Fabrizio Fasella, al basso, e Daniele Natrella, alla batteria, hanno sottolineato con i loro interventi, talvolta brevi. «Basta, basta. Mica siamo qui per farli divertire», ha ripetuto più volte scherzando.
Ma a divertirsi è stato anche lui. «Stasera mi sto proprio divertendo», ha detto a più riprese, dimostrando una evidente connessione con il suo pubblico. La gioia di condividere pensieri e riflessioni hanno mostrato un artista vicino alla sua gente senza risparmiarsi in nessun momento dello spettacolo. Una rara umiltà che alla fine lo ha portato a rivolgere una richiesta. «Ai nostri tempi assistevamo alla trasgressione di artisti come Renato Zero, da qualche anno i nostri ragazzi hanno Achille Lauro. Ma oggi la vera trasgressione è la gentilezza». Inevitabile l'ovazione.
Nell’immancabile bis ha ulteriormente esaltato le sue doti di cantante. Citando il docufilm “We are the world: La notte che ha cambiato il pop”, Max Giusti ha cercato di immaginare come sarebbe stata quella notte se i cantanti fossero stati italiani.
Con le imitazioni di Vasco Rossi, Pierangelo Bertoli, Luca Carboni, Francesco Guccini e Cristiano Malgioglio il divertimento finale ha lasciato lo spazio a una standing ovation che lo sorprende: «Addirittura!», esclama.
Questa sera, Domenica 7 Aprile, “Bollicine” avrà una replica al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Per acquistare gli ultimi biglietti ci si potrà rivolgere presso la biglietteria del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, oppure s’invita a consultare il sito www.amaeventi.org, per l’acquisto on line. Per ulteriori informazioni ci si potrà rivolgere alla segreteria al numero telefonico 0968.24580 e 334.2293957 o contattandoci alla mail info@amacalabria.org.
L’evento, organizzato da AMA Calabria, diretta da Francescantonio Pollice, è finanziato con risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell’Avviso “per il finanziamento di Progetti Speciali per il Teatro” emanato dalla Regione Calabria - Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità - Settore Cultura.