La fine dell’anno regala a Catanzaro un momento significativo nel rapporto tra la città e il suo teatro, un passaggio in cui la semplice fruizione lascia spazio ad una conoscenza più profonda.
L'edificio smette di essere soltanto contenitore di spettacoli ed eventi per diventare racconto, corpo vivo, esperienza.

E’ in questo contesto che nasce la visita guidata drammatizzata del Teatro Politeama Mario Foglietti, un progetto che ambisce a lasciare una traccia duratura nella memoria teatrale della città.
L’idea prende forma dalla volontà di restituire al Teatro Politeama una dimensione narrativa capace di attraversarne la storia, l’architettura e l’anima. Alla base c’è una visione chiara, quella di trasformare la visita in un’esperienza immersiva, in cui il pubblico non sia più spettatore passivo ma viaggiatore consapevole all’interno di un monumento contemporaneo. Una visione a cui ha voluto dare voce Settimio Pisano, Direttore Generale del Teatro Politeama, che ha individuato nella scrittura teatrale lo strumento più autentico per raccontare il luogo. Da qui l’incontro tra competenze, sguardi e sensibilità diverse.

La scrittura della drammaturgia è di Giacomo Carbone, un autore che conosce la storia del teatro e che questo teatro lo ha abitato davvero. Ne ha attraversato la struttura, lo ha vissuto come spettatore, ne ha interiorizzato la memoria. “Una competenza d’autore teatrale maturata nel tempo, che ha reso immediata la certezza di trovarsi davanti alla persona giusta, senza esitazioni” racconta Settimio Pisano. È qui che entra in gioco la collaborazione con il Teatro del Carro ed emerge la figura di Francesco Gallelli, considerato oggi una delle presenze attoriali più significative del territorio.

“Il progetto”, continua Pisano, “nasce con l’obiettivo di costruire qualcosa che resti, che lasci una traccia concreta e condivisa, offrendo ai cittadini di Catanzaro, ai visitatori, ai turisti la possibilità di vivere il teatro in modo profondamente diverso”. Il binario su cui si muove il progetto è la creazione di visite drammatizzate che sono, a tutti gli effetti, uno spettacolo. Nella fase iniziale si prevede una sperimentazione di tre giornate nel mese di dicembre, periodo simbolico di ritorni e attraversamenti, per poi valutare, a partire da gennaio e febbraio, una programmazione più ampia. Le visite drammatizzate sono uno spettacolo della durata di circa un’ora, durante il quale il pubblico attraversa progressivamente diversi ambienti del teatro. Il percorso si apre nel foyer, prosegue nel loggione, da cui si gode una visione panoramica della sala, attraversa la platea e approda sul palcoscenico. Non si tratta di un semplice spostamento fisico, ma di un racconto stratificato che intreccia architettura, storia e poesia.
Il testo di Carbone accompagna il pubblico dentro il pensiero di Paolo Portoghesi, nella fase ideativa e realizzativa del progetto architettonico, restituendo al contempo una narrazione poetica che attraversa anche la memoria degli artisti che hanno abitato il teatro nel corso degli anni. “…I passi del danzatore, le luci che l'attraversano, le altre forme curve che vedremo in questo teatro. Paolo Portoghesi è uno degli architetti più importanti al mondo …” Ne emerge un’esperienza pensata per tutte le età, capace di parlare ai bambini come agli adulti, e di restituire il teatro come spazio di esperienza condivisa.

Il pubblico è chiamato a diventare conoscitore profondo della struttura, a scoprire curiosità architettoniche, aneddoti, storie nascoste che il testo porta alla luce. È un’esperienza che trasforma lo sguardo e arricchisce l’offerta culturale del teatro, aprendolo anche a chi non si riconosce nel pubblico tradizionale della prosa o della musica. Un’esperienza che avvicina la città al suo teatro, consentendogli di essere vissuto in modo diverso, donandogli un’anima nuova. Quell’anima capace di parlare anche a chi non vi è mai entrato, o a chi lo ha sempre guardato da una distanza inconsapevole.
Ed è qui che diventa protagonista il lavoro di Francesco Gallelli. La sua non è una guida tradizionale, ma una presenza in costante trasformazione. Il suo racconto nasce dall’ascolto del luogo, da un dialogo continuo tra architettura e immaginario. Il personaggio che prende forma è fluido, archetipico. Una figura che si condensa in una presenza scenica che accompagna il pubblico all’interno di una nave simbolica. Il teatro diventa così imbarcazione, il percorso un viaggio. Le parole dette in scena convivono con altre pensate e trattenute, trasformate in emozione, in gesto, in presenza. È una scrittura di scena che nasce dal corpo e dall’ascolto.
La sfida di Gallelli è sottile: rimanere in equilibrio tra attore e guida, tra personaggio e accompagnatore, tra parola e silenzio.

Il Politeama, monumento architettonico complesso, diventa terreno di esplorazione fisica prima ancora che mentale. Le curve, elemento centrale della poetica di Portoghesi, guidano il movimento, suggeriscono traiettorie emotive, aprono spazi di risonanza. Il viaggio che ne nasce è circolare, un’esplorazione che accumula senso e stratifica conoscenza. Guardare il teatro dall’interno, comprenderne la struttura, significa, attraverso la visita drammatizzata, rivelare il teatro nella sua interiorità, illuminare aspetti che solitamente restano invisibili. Lo spettatore, dopo questa esperienza, non guarda più solo il palcoscenico.
Vedere il teatro nel teatro è un’emozione. Comprendere perché è stato costruito in quel modo, farlo attraverso il corpo e la parola di un attore, trasforma la visita in un’esperienza di conoscenza condivisa. Uno spettatore che attraversa il Politeama in questo modo è, inevitabilmente, uno spettatore più consapevole. È questa, in fondo, la traccia più importante che il progetto sceglie di lasciare.