Sabato 18 dicembre, inaugurando la stagione teatrale 2025/26 di AMA Calabria presso il Teatro Comunale di Catanzaro, si è alzato il sipario su una produzione rigorosa e, al contempo, carica di suggestione: il celebre dramma di William Shakespeare, Macbeth, nella rilettura di e con Daniele Pecci
Fin dall’apertura, la scelta scenografica ha imposto un tono che non concede distrazioni. Una scenografia dominata da tonalità rosse intense, dal rosso cupo del cielo al rosso sangue che pare impregnare ogni superficie e che lascia presagire, sin dall’inizio, l’inquietudine dei personaggi. Quel colore vivo, quasi aggredente, non semplice decorazione, ma spia visiva delle tensioni che avrebbero accompagnato la discesa di Macbeth nell’ombra dell’ambizione e della colpa. Forse una immediata dichiarazione d’intenti di un viaggio nel volto oscuro del potere.
In questo contesto emerge una Sandra Toffolatti in stato di grazia, che regala una Lady Macbeth di sorprendente intensità, costruita su una forza espressiva controllata e insieme travolgente, segno di una maturità artistica pienamente compiuta. Con voce potente ma mai sopra le righe, con un controllo del timbro e dell’emissione che le ha permesso di modulare ora la dolcezza ipocrita, ora la follia nascente, ora l’urlo del rimorso, l’attrice ha offerto una prova di assoluto rigore. Ogni frase pronunciata era scolpita, ogni sguardo misurato, ogni passo pregno di significati sotterranei. Così, mentre il protagonista avanzava nella spirale tragica, lei ha saputo, nel suo essere un’apparente “femmina al comando”, arrivare fino al cuore della manipolazione, dell’angoscia, della decisione fatale. “La tua lettera m’ha così strappato al presente che ora io sento il futuro”, ha squarciato lo spazio scenico come un presagio, rendendo tangibile la catena che lega ambizione, comunicazione e irreversibilità.
Dal canto suo Daniele Pecci si conferma, con questo Macbeth, attore di razza. Presenza scenica magnetica, fisicità calibrata, movimento essenziale, parole che paiono venire dall’interno del personaggio. Il suo Macbeth non è un carnefice caricaturale, un macho-man, ma un uomo che sente al tempo stesso la spinta e la paura, un uomo che percepisce la vittoria come trappola, un uomo sconfitto già nel momento in cui sale sul trono. Appare chiara l’idea registica che ha puntato più che sulla vicenda storica del generale scozzese, sull’urgenza dell’azione, dell’irreparabile, degli accadimenti tra il prima e il dopo.
E poi Pecci che riempie la scena con la sola presenza, sin dall’inizio quando, prima ancora di parlare, la luce lo isola in una geometria di rosso e ombra, e lui resta lì, fermo, quasi sospeso. Pecci che riempie la scena grazie ad una recitazione misurata e profonda, calibrata nei tempi, precisa nei movimenti, intensa nella parola. Frutto di un talento ben coltivato e di una profonda conoscenza del testo e della sua architettura emotiva. È una lezione di teatro misurato, potente, vero.
Lo spettacolo è un atto unico che si vive tutto d’un fiato anche grazie al cast preparato, affiatato, e particolarmente efficace. Ogni attore ha il suo peso, ogni apparizione contribuisce a costruire l’atmosfera. Le streghe, le apparizioni, i consiglieri, il coro indistinto, tutti contribuiscono a un tessuto drammaturgico e narrativo coerente. Non è un teatro di effetti fini a sé stessi. È un teatro di attenzione al testo, al movimento, al silenzio.
Inaugurare con un classico così potente, con un allestimento italiano d’alto profilo è stata una scommessa che ha centrato pienamente l’obiettivo. Possiamo senza ombra di dubbio consacrare questo primo spettacolo della stagione 2025/2026 quale affermazione di AMA Calabria portatrice di cultura vera, di coerenza artistica, di impegno rispetto al territorio e agli spettatori. La scelta, puntuale di offrire intrattenimento sì, ma anche teatro che interroga, che scuote, che dura!
Per chi ama il teatro, per chi vuol conoscerlo, l’invito è quello di non lasciarsi sfuggire nessuno spettacolo di questo cartellone che rappresenta un contributo significativo al panorama culturale calabrese e che merita di essere riconosciuto, apprezzato, condiviso, sostenuto!