Lo spettacolo, una performance fisica itinerante con ausilio di cuffie e realtà virtuale, si inserisce nella programmazione del festival “Sciò! Il teatro, fuori”, promosso dalla Fondazione Politeama di Catanzaro, curato da Settimio Pisano e co-finanziato all’interno del progetto Pro.S.A. nell’ambito dell’avviso “Programmi di Distribuzione Teatrale” della Regione Calabria.
La pièce, andata già in scena in Cile, Argentina, Uruguay, Grecia, Spagna e Italia e adesso a Catanzaro, è descritta come un viaggio urbano nell’immaginario cinematografico degli anni ’90 tra Cile e Italia alla scoperta delle storie vere dei “real heroes” Sebastián e Gianluca, due padri lontani nello spazio e nel tempo ma legati dallo stesso destino.
Il rendez-vous è in Largo Prigioni dove si parte indossando le cuffie e seguendo il performer (lo stesso Mauro Lamanna) con la sua bandiera rossa, per le strade di Catanzaro, che lentamente si sovrappongono a quelle di Concepción in Cile, teatro della prima storia, quella di Sebastián.
Subito i graffiti e i tag della fermata della Calabro sotto via Carlo V, si tramutano nei simboli della rivolta degli studenti contro il presidente Piñera; Piazza Matteotti e il Cavatore diventano Plaza de la Indipendencia e il busto dell’antico governatore del Cile, Pedro de Valdivia, deturpato e incatenato sotto la statua Lautaro, il comandante militare mapuche che a lui si ribellò, teatro della triste vicenda di Sebastián Acevedo Becerra.
L’11 novembre 1983, Sebastián si presenta alla sede del Centro Nacional de Informaciones (CNI), la polizia segreta del regime di Augusto Pinochet, per chiedere notizie dei figli, Galo e Maria, arrestati da giorni e di cui non ha più notizie. Di fronte all’assenza di risposte ufficiali sulla loro detenzione, Sebastián compie un gesto disperato: si dà fuoco davanti alla cattedrale di Concepción (per gli spettatori, la Chiesa di San Giovanni), sotto gli occhi dei passanti e della stampa locale. Il suo estremo atto di protesta scuote l’opinione pubblica e richiama l’attenzione internazionale sulla drammatica realtà dei desaparecidos cileni. Pochi giorni dopo, Maria viene liberata. Di Galo, invece, non si avranno più notizie.
La seconda storia è quella di Gianluca, giovane calabrese che realizza il sogno di aprire una videoteca, trasformando la passione per il cinema in un lavoro stabile, capace di mantenere moglie e figlio. “Passeggiare è un atto rivoluzionario, forse l’ultimo” - afferma mentre la narrazione si snoda tra i vicoli della città e i suoi luoghi simbolici, come il teatro Comunale, che gli spettatori attraverseranno durante il monologo.
Ben presto però, quella che pare essere una storia di successo e realizzazione prende via via una piega cupa e tristemente attuale. In Galleria Mancuso, di fronte alla fittizia serranda abbassata del negozio, con l’adesivo dell’attività ancora attaccato sopra, si svela l’amara verità: oltre alle spese comuni — affitto, bollette, piccoli lussi e bisogni quotidiani — in certe realtà si è costretti a fare i conti con il costo occulto del “pizzo”. Il peso di questa situazione si riversa nel suo matrimonio. La moglie, all’oscuro di tutto, si allontana, e la crisi familiare sfocia in un divorzio. Le nuove spese si accumulano, così come i debiti, e gli stessi aguzzini diventano l’unica fonte a cui attingere.
Gianluca, senza più risorse e sopraffatto dalle difficoltà, finisce per vivere all’interno della sua videoteca. Un pestaggio ai suoi danni e la distruzione del negozio segnano il punto di rottura, ma anche l’inizio della liberazione. Il legame con la malavita si spezza, lasciando spazio alla possibilità di un nuovo inizio.
Con una ritrovata voglia di ricostruirsi, nonostante le batoste, Gianluca riparte da sé stesso. Ha perso tutto, ma riscopre ciò che nessuno potrà mai portargli via: l’amore per suo figlio Mattia e la forza del loro legame, la sua unica vera ricchezza.
Il finale dello spettacolo, quello in cui Gianluca presta agli spettatori “i suoi occhi” (lo promette più volte nel corso del cammino), avviene nel Foyer del Teatro Politeama, dove attraverso il visore 3D si rivivono le scene della sua infanzia e del rapporto dei suoi genitori.
L’elemento innovativo della performance non sta soltanto nell’uso della tecnologia, già di per sé un espediente degno di nota: sono il movimento e la sovrapposizione di luoghi e storie, narrate con il sottofondo di colonne sonore del nuovo cinema indipendente, a creare nello spettatore una visione empaticamente superiore e un grado di immedesimazione differente rispetto alle narrazioni classiche, che coinvolgono ed emozionano in maggiore misura risultando essere la chiave per il successo del format.
I real heroes sono coloro che perdono tutte le battaglie ma si ostinano a combattere; coloro che hanno la capacità straordinaria di resistere alle intemperie di una vita ordinaria, pur sbagliando tutto e ricominciando da capo. Il messaggio che la pièce trasmette agli spettatori è chiaro: combattete per ciò che amate, senza paura di sbagliare: “siate errori, siate eroi”.